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“CRISI E SISTEMA MANIFATTURIERO A BERGAMO E BRESCIA”. Due province, un convegno: domani all’auditorium “1861 Unità d’Italia” a Corte Franca (BS)

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Bergamo, martedì 14 giugno 2016

Numero d’imprese, fatturato, variazione annuale, utili/perdite, addetti, giro d’affari, tendenze e occupazione: al centro del convegno-attivo dei delegati proposto dalle Camere del Lavoro di Bergamo, Brescia, Vallecamonica e Sebino ci sono i numeri del settore manifatturiero e della sua crisi, fra il 2007 e il 2014, di quest’area della Lombardia dalla particolare vocazione industriale.

Due province per una grande iniziativa che si tiene domani, 15 giugno, alle ore 14.30 all’auditorium  “1861 Unità d’Italia” a Corte Franca (BS) e che vedràla partecipazione anche della segretaria generale Susanna Camusso.

Per illustrare il programma dei lavori, oggi pomeriggio Luigi Bresciani, segretario generale provinciale della CGIL di Bergamo, e Eugenio Borella, segretario responsabile delle Politiche Industriali della Camera del Lavoro di Bergamo, hanno incontrato la stampa.

“Faremo un’analisi di quanto è accaduto negli ultimi 8 anni, anni di crisi e di tentativi per superarla” ha spiegato il segretario Bresciani. “I dati su cui si baserà la nostra riflessione riguardano le società delle province di Bergamo e Brescia con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro. Si tenga conto che se nel 2007 a Bergamo esistevano 680 imprese di questo genere, nel 2014 erano scese a 579, segnando una diminuzione del 14,9%. A Brescia il calo è stato pressoché identico: da 762 a 649. L’anno più critico per entrambi i territori è stato il 2009”.

Il segretario generale ha sottolineato come il settore manifatturiero bergamasco presenti eccellenze in tutti i settori che lo compongono (metallurgia, chimica, gomma-plastica, cemento-edilizia…) a differenza del settore che, in provincia di Brescia, vede la siderurgia e in particolare la meccanica contare per il 76% del totale, dimostrando una minore diversificazione rispetto alla nostra provincia (dove invece la meccanica è rappresentata per il 40%, la chimica e gomma-plastica per il 26%, il comparto del cemento/edilizia per il 17%).

“Dal punto di vista dell’occupazione, l’andamento bergamasco si è rivelato diverso da quello bresciano: a Bergamo la crisi occupazionale è stata più dura in questo tipo di aziende. Se nel 2007 in queste realtà lavoravano 137.480 persone, nel 2014 il dato è stato di 111.351, cioè -17,2%” ha continuato Bresciani. “A Brescia, invece, da 73.562 lavoratori si è saliti a 73.928”.

A proposito di fatturato, il settore manifatturiero bergamasco ha assistito a un calo del 18% (da 41,4 miliardi a 34 miliardi – sottolineiamo che il dato riguarda, come tutti i dati qui riportati, le aziende con un fatturato superiore ai 10 milioni di euro), mentre per Brescia il calo è stato dell’8% (da 33 miliardi a 30,9).

“Utilizzando una prospettiva più ampia, possiamo certamente dire che Brescia al primo posto e Bergamo al secondo costituiscono le province in cima alla lista delle più rilevanti dal punto di vista industriale a livello europeo per valore aggiunto” ha detto Bresciani. “Dunque, se non si propone innovazione qui, dove può essere fatta? Sia chiaro a tutti (cioè a noi e alle imprese, ma anche alla politica) che l’industria è il core business di questi due territori: è qui che occorre investire, è qui che si deve tentare di costituire una Silicon Valley del manifatturiero”.

Per la CGIL di Bergamo domani all’auditorium  “1861 Unità d’Italia” a Corte Franca (BS) interverranno, oltre al segretario generale Luigi Bresciani, i segretari generali provinciali della categorie manifatturiere, cioè Eugenio Borella della FIOM-CGIL, Angelo Chiari della FILLEA-CGIL e Valentina Cappelletti della FILCTEM-CGIL.