BORELLA, FIOM-CGIL: “IL LAVORO NON È UNA SFUMATURA, È DIGNITÀ”. La risposta al leader di Federmeccanica Bergamo
Bergamo, venerdì 20 febbraio 2015
All’intervento del presidente dei metalmeccanici di Confindustria Bergamo Roberto Zappa, pubblicato sulla stampa locale nei giorni scorsi, risponde oggi Eugenio Borella, segretario generale provinciale della FIOM-CGIL.
“Nel descrivere la situazione delle aziende metalmeccaniche e la poca attrattività del nostro paese, il presidente di Federmeccanica di Bergamo mette sullo stesso piano cose vere e condivisibili e cose assolutamente non vere che, come FIOM–CGIL, respingiamo al mittente. Rispetto alla scarsa attrattività del nostro sistema per problemi legati a burocrazia, infrastrutture e - aggiungerei – anche alla corruzione e alle infiltrazioni della criminalità organizzata, ricordiamo che si tratta di temi denunciati dalla FIOM e dalla CGIL ormai da anni. A proposito del mondo sindacale - parlo per quanto riguarda la FIOM-CGIL di Bergamo – il presidente Zappa dice cose non esatte, che non corrispondono a quello che è successo in questi anni difficili di crisi. In molti casi siamo riusciti a gestire situazioni complicate anche grazie al nostro grande senso di responsabilità. Certo non si può chiedere al sindacato, alla FIOM-CGIL, di farsi carico dei ritardi delle aziende, delle inefficienze, della scarsa propensione agli investimenti che hanno messo in ginocchio alcune realtà anche significative della nostra provincia.
Di fronte a piani seri di riorganizzazione la FIOM-CGIL non si è mai tirata indietro, anzi con le nostre proposte e con le nostre idee siamo riusciti spesso a condividere accordi importanti. Anche quando c'era da incrementare i turni di lavoro e chiedere sacrifici ai lavoratori, per esempio alla Exide di Romano, la FIOM-CGIL insieme ai suoi delegati si è assunta la responsabilità di giungere ad un accordo, diversamente da altri sindacati che non hanno sottoscritto, ad esempio, quell'intesa.
Certo noi non ci prestiamo ai giochi di prestigio fatti sulla pelle dei lavoratori. È vero che sono tanti mesi, forse anche di più di otto, che stiamo discutendo con Brembo, ma non stiamo trattando di sfumature bensì, tra l'altro, di posti di lavoro, possibilmente stabili, e di salario in un’azienda che fa molti utili. Si riconosca che questi importanti risultati sono anche merito dei lavoratori che contribuiscono in maniera significativa ai buoni risultati.
Per noi il lavoro stabile non solo dà dignità al lavoratore ma è anche un forte stimolo a crescere professionalmente dentro l'impresa. Siamo contro la libertà di licenziamento senza giusta causa e su questo principio continueremo la nostra battaglia insieme ai lavoratori metalmeccanici e a tutti i lavoratori che, come noi, pensano sia un diritto di civiltà.
C'è un punto che voglio aggiungere e su cui tardano ad arrivare le risposte dagli imprenditori bergamaschi, metalmeccanici compresi: in questi anni si sono prodotti molti protocolli e dichiarazioni d’intenti, poi nei fatti portatori di nulla di concreto. Un esempio su tutti è il protocollo sui contratti di solidarietà che non ha condotto ad alcun cambio di approccio da parte degli imprenditori bergamaschi. Spero si cominci finalmente a darne attuazione, visti i numerosi posti di lavoro andati perduti.
Noi partiamo dal presupposto che il primo posto di lavoro che si crea è quello che non si perde, anche distribuendo il lavoro che c'è in modo più equo.
L'ultimo protocollo firmato in ordine di tempo riguarda la rioccupazione delle lavoratrici e dei lavoratori con più di 45 anni espulsi dalle aziende metalmeccaniche, cioè quelli che più faticano a rientrare nel mondo del lavoro. Nei prossimi mesi vedremo se questa volta (visti anche gli incentivi economici previsti per le nuove assunzioni) le imprese bergamasche si faranno carico di un problema che rischia di diventare uno dei più significativi di questa grave crisi.
Se ci si vuole confrontare in maniera costruttiva, la FIOM-CGIL, come fatto in questi anni, con grande senso di responsabilità è sicuramente disponibile. I paragoni con altri paesi sono sempre difficili, anche con i tedeschi che arrivano da un’altra storia, non solo sindacale. Se, tuttavia, dobbiamo prendere lezioni dai tedeschi, si faccia copiando tutto il sistema, partendo dai salari, non solo portando ad esempio ciò che piace agli imprenditori”.