MECCANOTECNICA, OGGI NUOVO SCIOPERO CON ASSEMBLEA CONTRO LA MOBILITÀ DI 40 PERSONE SUI 117 LAVORATORI IN ORGANICO
Bergamo, martedì 18 novembre 2014
Per la quarta volta in poco più di un mese oggi pomeriggio i lavoratori della Meccanotecnica di Torre de’ Roveri e di Pedrengo hanno scioperato (dalle 13 alle 17) e si sono riuniti in un’assemblea nel teatro dell’oratorio di Albano sant’Alessandro.
Nell’azienda metalmeccanica specializzata in macchine per cucire del settore della legatoria e dell’editoria l’8 ottobre è stata avviata una procedura di mobilità per 40 persone su un organico di 117 dipendenti. La Meccanotecnica sta applicando per il secondo anno consecutivo un contratto di solidarietà (che si concluderà nel febbraio prossimo, ma che l’azienda vuole interrompere prima della naturale scadenza). All’inizio del 2014 era già stata aperta una procedura di mobilità, in quell’occasione volontaria, per 13 persone.
Contro le decisioni dell’azienda l’assemblea che si è conclusa poco fa ha proclamato altre 8 ore di sciopero da svolgersi in date ancora da definire.
“Dopo l’ultimo sciopero del 4 novembre l’azienda ha riunito tutti i lavoratori (senza funzionari sindacali esterni) giovedì scorso: il direttore generale ha ribadito le posizioni aziendali e la scelta della mobilità, specificando che ci troviamo alla ‘fine di un percorso’” ha raccontato oggi uno lavoratore, componente della RSU della FIOM-CGIL. “Ci è stato spiegato che il mercato non richiede più le macchine che produciamo e che, di conseguenza, dobbiamo ridurre le dimensioni dell’azienda per rimanere sul mercato. Ci chiediamo, tuttavia, quale sia allora il futuro della Meccanotecnica e che cosa la dirigenza abbia in mente. Non c’è un piano specifico, non si hanno idee chiare sugli investimenti. Abbiamo rivolto domande al riguardo, chiesto se qualcuno stia valutando l’ipotesi di realizzare produzioni complementari, come altre realtà della zona stanno sperimentando. Ci chiediamo se la nostra azienda abbia o meno la volontà di resistere. La risposta ottenuta è stata l’esclusione di un nuovo ricorso al contratto di solidarietà, che noi invece continuiamo a chiedere”.
“Lavoro da oltre dieci anni in questa azienda. Abbiamo cominciato a vedere i primi segni della crisi fra il 2010 e il 2011, abbiamo svolto tre anni di cassa integrazione, poi utilizzato il contratto di solidarietà, siamo passati attraverso la mobilità volontaria” ha raccontato un altro lavoratore delegato FIOM-CGIL. “All’inizio anche la dirigenza giudicava il contratto di solidarietà un buono strumento: ora vuole interromperlo prima di febbraio, quando scadrebbe, e procedere subito con le mobilità. Per noi questa mossa non è giustificata vista la bassa quantità di ore di solidarietà svolte. Tra i lavoratori c’è malumore nei riguardi di questa scelta che considerano sbagliata, hanno l’impressione che di fatto l’azienda non veda prospettive per il futuro”.
In occasione dell’annuncio della mobilità, ad inizio ottobre, Fulvio Bolis della FIOM-CGIL aveva commentato: “Nessuno garantisce che questi licenziamenti non facciano parte di un progressivo ridimensionamento dell’azienda: più piccoli si diventa meno prospettive si avranno. Il rischio concreto è di vedere esternalizzata la produzione e svuotata completamente la fabbrica”.