RONO DI ALMENNO SAN BARTOLOMEO, DOMANI IL REFERENDUM DI FIM E UILM. Ecco perché la FIOM-CGIL non sarà della partita
Bergamo, martedì 15 ottobre 2013
Come è accaduto il 2 ottobre alle Fonderie Mazzucconi, domani nello stabilimento della Rono di Almenno San Bartolomeo, che fa parte dello stesso Gruppo, i lavoratori saranno chiamati ad esprimersi con un referendum organizzato da FIM-CISL e UILM-UIL sull’ipotesi di accordo siglata il 26 settembre dalle due sigle sindacali, dalle RSU e dall’azienda.
La FIOM non sarà della partita, convinta che “quanto chiesto dalla direzione sia irricevibile”. L’azienda, che si trova in Concordato preventivo e per la quale lavorano oltre 200 persone, a luglio aveva annunciato di temere di non farcela più, una volta terminato il periodo del Concordato che scadrà l’anno prossimo.
“La Rono, come le Fonderie Mazzucconi e le altre controllate, ha dunque chiesto una serie di rinunce ai lavoratori: ripetiamo anche oggi quello che abbiamo già detto per Mazzucconi e cioè che la soluzione di tutto non può essere sempre la sospensione dei diritti dei lavoratori o il ricatto di possibili esuberi” ha detto poco fa Paola Guerini della FIOM-CGIL di Bergamo. “L’intesa che viene sottoposta ai lavoratori è stata presentata dalle altre sigle sindacali come il male minore, ma noi pensiamo che la premessa stessa sia sbagliata. I lavoratori hanno già compiuto sacrifici, dopo il periodo di cassa integrazione, rimboccandosi le maniche nelle fasi successive alla crisi aziendale. Esistono altre soluzioni percorribili dal punto di vista organizzativo. Paventare di non poter uscire dal Concordato ci sembra una minaccia senza, tra l’altro, sapere come andrà a finire”.
L’ipotesi di accordo che sarà messa al voto domani prevede - si legge nel testo - “la sospensione e temporanea disapplicazione dei trattamenti economici e normativi del contratto aziendale dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2015. (…)” ma anche che “la seconda e la terza tranche (degli aumenti salariali) previste dall’accordo separato del 5 dicembre verranno posticipate di 12 mesi”.
“Qui si tratta di una deroga alla contrattazione nazionale, come previsto dall’Accordo separato del 5 dicembre 2012 in materia di aumenti salariali. Non parteciperemo dunque al referendum come non abbiamo apposto la nostra firma all’ipotesi: siamo, invece, convinti che la discussione debba andare avanti” conclude Guerini